Max Allegri si è confessato a GQ toccando temi importanti e prendendosi qualche rivincita anche nei confronti a chi, dopo le prime giornate di questo campionato, lo voleva cacciare.
"Quando tutti pensano di farmi il funerale poi si ricredono, adesso inizio a divertirmi io", disse dopo la sconfitta per 2-1 a Napoli.
Nessuna rivincita, però: "Ma non porto mai rancore, è una fatica inutile. Il calcio è una chiacchiera da bar. Fanno tutti i professori, parlano di tattiche e schemi, ma la verità è che nel pallone non si inventa nulla dal ’92, dall’abolizione del passaggio indietro al portiere. Il resto sono puttanate".
E sulle sue 'puttanate', Allegri ha aggiunto: "Nella vita ho fatto tante cazzate e sulla mia carriera di allenatore nessuno avrebbe scommesso un mezzo caffè. «Allegri è un coglione», dicevano. «Gioca al Casinò, punta sui cavalli, ha lasciato la sposa sull’altare, è solo una testa matta». Diventare chi sono è stato sfidare un pregiudizio. Dimostrare che le origini hanno un senso: vengo da Livorno, sono di scoglio e lo scoglio, come si sa, è duro".
Ieri lo irridevano e oggi in molti lo invidiano, ma Allegri va per la sua strada: "A Livorno si dice: «Meglio invidiati che compatiti». Mi pare renda l’idea".